LA NOSTRA STORIA
La storia dell’Associazione inizia nel 1985 quando alcune amiche, tre per la precisione: Gabriella, Ileana e Lina, decisero di contattarne altre per capire “CHI CI STAVA” ad aiutare le donne a superare le difficoltà che stavano vivendo.
Erano gli anni della GRANDE ONDA ROSA che travolse e stravolse la cultura, gli ordinamenti, le leggi, i servizi pubblici e tutto quello che era stato fino ad allora pensato solo “AL MASCHILE”.
L’ALTRA METÀ DEL CIELO era pronta per impegnarsi e confrontarsi con il potere ed il pensiero dominante, ma molte donne stavano pagando un prezzo molto alto a questo inarrestabile cambiamento.
Non potevano essere lasciate sole.
Il primo passo fu la stesura di un “MANIFESTO PER LA CITTÀ” che conteneva non tanto principi ispiratori, bensì proposte concrete per rendere la città a misura di donna. Venne diffuso utilizzando la tecnologia allora in voga: il “PASSAPAROLA”. Le donne aderirono. Si fondò il “COLLETTIVO DONNE” che aveva come sede la casa di colei che aveva i figli più piccoli e che non potevano essere lasciati soli la sera.
Le prime attività furono di promozione perché era necessario far conoscere la nascente associazione.
Si organizzarono mostre, conferenze e tanto volantinaggio ma tutto questo aveva un costo per cui era necessario reperire dei fondi.
La risposta a questa necessità era nelle NOSTRE MANI: cosa c’era di meglio che utilizzare le capacità STORICHE di noi donne? Ognuna di noi sapeva cucinare e preparare conserve varie che debitamente confezionate si potevano vendere. I tre anni9 di ECONOMIA DOMESTICA che la scuola ci aveva propinato in fondo erano serviti. Iniziative come “LE TORTE IN PIAZZA” e i “CESTINI PER NATALE” riempiti con buonissimi aceti aromatici ci fruttarono 800.000 lire e potemmo permetterci le prime uscite pubbliche.
Nel novembre del 1985 un giornale locale, LA PERFIFERIA, ci offrì lo spazio mensile di un’intera pagina che venne utilizzato per comunicare le nostre idee e ricevere quelle di altre donne.
Intanto da tre eravamo diventate otto.
Nel 1987 abbiamo anche iniziato ad utilizzare lo spazio dedicato alla corrispondenza del mensile. Noi DONNE dell’Unione Donne Italiane per poter comunicare e confrontarci con chi, come noi, si stava organizzando. Scoprimmo che eravamo in tante ed ovunque: dal Friuli alla Sicilia. Nuove amiche, nuovi pensieri, nuove opportunità.
Non avevamo ancora una sede, ma il COMUNE DI CHIVASSO ci permise di utilizzare i locali del CENTRO DI INCONTRO che allora era PIAZZA DEL MUNICIPIO.
Le donne cominciarono a venire e a portarci i loro problemi: difficoltà coniugali, difficoltà a trovare lavoro, difficoltà nei rapporti con i figli, maltrattamenti.
Noi, invece, avevamo difficoltà nel trovare uno spazio adeguato per l’ascolto perché i racconti richiedevano almeno di essere fatti in riservatezza.
Finalmente nel 1989 l’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ci concesse due locali presso l’ex asilo nido DOMENICO BOCCA e, gaudio e gioia, l’uso di un telefono che, però, potevamo solo utilizzare per la ricezione e non per fare telefonate, per via dei costi che il Comune non poteva sostenere.
Peccato, però, che nei locali adiacenti ai nostri c’era la sede di una BANDA MUSICALE che provava negli stessi giorni in cui noi eravamo presenti. La convivenza non era facile.
Una sera, mentre una donna ci raccontava piangendo la sua storia, i musicisti si esercitavano suonando una vivace marcetta che copriva le parola della signora. Alla nostra richiesta di sospendere momentaneamente l’attività ci fu risposto “MA COSA VOLETE!! TORNATE A CASA A FARE LA CALZETTA”. Quello era il clima di quegli anni. La separazione era nell’aria: così grazie ad un contributo economico dello SPI-CGIL riuscimmo ad offrire una SEDE TUTTA PER NOI. Era il 2/05/1992.
Lo SPI-CGIL ci aiutò perché l’anno precedente avevamo organizzato una serie di iniziative per gli anziani e, in particolare, una raccolta di fondi che avevamo speso per rinnovare l’arredo della sala comune della Casa di Riposo di Foglizzo.
La nuova sede aveva tre locali: uno era adibito ad ufficio. Uno a sala riunioni ed il terzo del suo sportello di ascolto. In questa stanza c’erano due comodissime poltrone che fungevano anche da letto per donne che non potevano rientrare a casa e, per chi di noi, dormiva con loro per proteggerle.
Ma quello che più ci rese felici era il fatto che avevamo un telefono tutto per noi che ci consentiva di avere un approccio “PROFESSIONALE” con chi ci cercava.
Avevamo anche scelto un nome: TELEFONO ROSA.
Lo mantenemmo fino a quando venne scelto da un altro gruppo di donne di Torino che lo depositò per averne l’esclusiva. UBI MAIOR MINOR CESSAT.
Noi lo cambiammo in PUNTO A CAPO.
Nel 1993 la Regione Piemonte, con decreto 2978/1993 iscrisse la nostra Associazione nel REGISTRO REGIONALE DEL VOLONTARIATO.
Il 4 novembre 1994 Chivasso venne sommersa dall’acqua.
Il sindaco incaricò una nostra volontaria, consigliera comunale e, di conseguenza tutte noi, di coordinare le operazioni di aiuto alle persone in difficoltà.
Calzammo GUANTI E STIVALI, spalammo fango, portammo cibo, abiti, scarpe e…tante STRETTE DI MANO.
Nel 1995 oltre allo sportello sul disagio femminile, ne aprimmo un secondo sui DIRITTI NEGATI che raccoglieva le segnalazioni di coloro che si ritenevano privati dell’esercizio di uno o più diritti o non sapevano come farli valere.
Tutte noi avevamo aderito ai valori dell’ANTIFASCISMO, soprattutto quelle che la guerra l’avevano subita.
Così, nel 1995, nella ricorrenza del 50 ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI CHIVASSO dal 23 APRILE al 2 MAGGIO, organizzammo l’evento “COMBATTERE PER NON UBBIDIRE” che prevedeva una serie di iniziative: una bellissima mostra visitata da circa 3000 persone, incontri con le scuole e la scrittura di un libro che ricostruiva la storia della liberazione di CHIVASSO dal nazifascismo.
L’ANPI nazionale i premiò con il conferimento di una MEDAGLIA D’ORO AL VALORE e la TESSERA AD HONOREM per meriti acquisiti e, aggiungo io, praticati con grande amore e rispetto per la nostra città.
Nel 1997 firmammo la nostra prima CONVENZIONE con i SERVIZI SOCIALI (CISS-CHIVASSO) per l’integrazione tra le nostre attività e i servizi forniti dal consorzio.
La collaborazione dura tutt’ora.
Nel 2000 organizzammo il primo CORSO DI FORMAZIONE per le volontarie che, ormai, erano diventate tante, dal titolo ”LA RELAZIONE D’AIUTO”. Una nostra volontaria si preparò per diventare FACILITATRICE DI GRUPPI DI AUTO-AIUTO.
Nel 2001 venne organizzato il primo GRUPPO con donne che stavano vivendo un situazione di difficoltà familiare o di coppia.
Nello stesso anno organizzammo una serie di iniziative che consentissero alle donne di coniugare il ruolo di mamma con quello di lavoratrice. Una di queste riguardava i “NIDI FAMILIARI”.
Il 2003 ci vede impegnate nella ricerca di una nuova sede perché quella che ci ospitava era stata venduta. Così, ad agosto, lasciammo i locali che avevano accolto noi e tante donne che ci avevano consegnato le loro STORIE, le loro SPERANZE, le loro SOFFERENZE. Lasciammo anche le due poltrone compagne di veglie notturne per iniziare un nuovo cammino che stava diventando sempre più COLORATO perché si rivolgevano a noi sempre più DONNE MIGRANTI.
E proprio per rispondere ai loro bisogni, grazie all’aiuto di alcuni insegnanti, aprimmo nel 2004 un DOPOSCUOLA per bimbi italiani e stranieri e due CORSI DI ALFABETIZZAZIONE per le mamme.
Continuammo a DARE LORO LA PAROLA finché la scuola si aprì a questo nuovo bisogno e istituì i primi corsi per stranieri.
Il nostro centro era diventato sempre di più un PUNTO DI RIFERIMENTO sia per le donne italiane sia per quelle migranti e noi intraprendemmo con loro e, grazie a loro, il cammino della convivenza finché nel 2006, con la collaborazione di una mediatrice interculturale, aprimmo SALAM: uno spazio di accoglienza ed ascolto a loro dedicato.
Il mondo aveva varcato la porta della nostra sede, era entrato nelle nostre vite e da allora NON CI SIAMO Più LASCIATI.
Nel corso degli anni:
abbiamo ascoltato le loro storie
abbiamo ascoltato le loro competenze
abbiamo divulgato i loro racconti
abbiamo cercato di dare loro aiuto
La nostra sede diventò troppo stretta; non riusciva più a contenere gli spazi necessari allo sviluppo delle nostre attività:
VIA DALLA VIOLENZA: spazio per l’accoglienza e l’ascolto di donne che subiscono violenza fisica, psicologica e stalking
CONTROBABELE: sportello di ascolto per adolescenti e ragazzi
SPORTELLI DI CONSULENZA
ATTIVITÀ CULTURALI
CONFERENZE e FORMAZIONE
Nel 2009 strutturammo meglio gli interventi rivolti alle DONNE MALTRATTATE creando di fatto un CENTRO DI CONTRASTO ALLA VIOLENZA.
Avevamo bisogno di una SEDE più ampia e di più FONDI per gestire i servizi che offrivamo.
E ci fu chi ci aiutò.
Nel 2012 ci trasferimmo nella sede attuale, ottenuta in comodato d’uso da un ordine religioso. La struttura, disabitata da otto anni, aveva bisogno di tanta manutenzione e con l’aiuto di tanti volontari, iscritti e non al PUNTO A CAPO, la ristrutturammo.
La nominammo la “CASA DI VIA DOMANI”: un nome che ci sembrava di buon auspicio.
Il 30/6/2013 la inaugurammo ufficialmente.
Le richieste di aiuto aumentavano grazie anche al lavoro incessante di
- promozione che facevamo sul territorio
- prevenzione con incontri periodici nelle scuole dell’infanzia, dell’obbligo e superiori
- formazione e informazione
Nel 2013 siglammo la prima delle convenzioni triennali con il COMUNE DI CHIVASSO e il Consorzio dei servizi sociali CISS-CHIVASSO.
Dal 27/6/2017 siamo iscritte all’ALBO DELLA REGIONE PIEMONTE dei CENTRI ANTIVIOLENZA con D.D. 559/2017.
Oggi alle VOLONTARIE e ai volontari si sono affiancate altre OPERATRICI:
3 psicoterapeute
1 psicologo
5 avvocate/i
e disponiamo di SEI STRUTTURE di cui una è un bene confiscato alla CRIMINALITÀ ORGANIZZATA e messo a nostra disposizione e una di proprietà della ARCIDIOCESI DI TORINO, concessa in comodato d’uso per offrire alle donne vittime e ai loro figli i seguenti servizi TUTTI GRATUITI:
- supporto psicologico individuale e di gruppo
- consulenza e assistenza legale
- ospitalità residenziale presso CASA ILE e CASA MARIUCCIA
- accompagnamento alla denuncia
- aiuto nella ricerca di casa e lavoro
- tre SPORTELLI decentrati: uno a CALUSO, uno a MATHI e uno a RIVAROLO.
Alle attività rivolte alle donne si affiancano quelle rivolte agli OFFENDERS a cui offriamo un percorso riabilitativo attraverso consulenze psicologiche individuali e di gruppo.